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lunedì 19 dicembre 2016

Destrage, intervista - Venerdì 23 dicembre ore 20.30 www.garageradio.it

Se cercate sulla rete italiana qualcosa sui Destrage trovate molto. Le webzine (e/o i portali) li collocano correttamente, citando SikTh, Beetwen Me And The Buried, Protest The Hero, Soilwork, Periphery (e chiaramente Dillinger Escape Plan). Fateci caso, si tratta di nomi (DEP a parte) del tutto alieni all'ottica e allo spirito di questo blog/programma radio in quanto legati a doppio filo alla core-roba, al suo periodo, alla sua attitudine .
I Destrage vengono di lì, ma pur proveniendo da questo ambiente musicale finiscono, ai miei orecchi, per giocare in un altro campionato, anzi per praticare uno sport completamente differente, lo "spacchiamo senza se e senza ma, con pezzi vari e imprevedibili, lasciandovi a bocca aperta per la nostra tecnica". E quindi a un diversamente giovane come il sottoscritto dal vivo hanno ricordato i Victims Family (gruppo che loro non avevano mai sentito nominare), non tanto per la musica quanto per lo spirito  - in realtà l'intervista contiene un piccolo test di affinità da cui vengono fuori risultati che possono spiegare parecchio...

Qualcuno, compreso il sottoscritto, si è chiesto perché ancora non abbiano spiccato il fatidico salto di livello. Forse perché non basta un singolo A&R che li supporti, ma serve tutta l'etichetta convinta e determinata nel mandarli avanti

Spero che gli interessati al tema si godano l'intervista, dove si parla di etichette, A&R, Giappone e varie altre cose.




domenica 11 dicembre 2016

Dreaming of a punk X-Mas - venerdì 16 dicembre ore 20.30 www.garageradio.it

Quest'anno gli auguri ve li faccio assieme a Riki Signorini, che ha buttato giù una lunga lista di pezzi punk a tema natalizio. A me ne è venuto in mente solo uno, preso da questo album perlopiù dimenticato di un gruppo perlopiù dimenticato (copertina di RK Sloane)


Era anche la grafica del poster del loro tour 88-89, mi pare (l'ho tenuto appeso al muro per anni, ha finito per disgregarsi). Siccome in europa erano distribuiti da We Bite, mi pare di ricordare date continentali con gli Erosion, dimenticato gruppo thrash tedesco che qualche numero lo aveva. Invece oltreoceano date con SNFU.




A riascoltarli oggi fanno ancora una gran buona impressione.

L'anno di FERA si chiuderà il 23 con l'intervista ai Destrage, ma gli auguri ve li facciamo così, in anticipo.

sabato 10 dicembre 2016

Destrage - Cycle Club, Calenzano - 09/12/2016

A priori avrei detto che i Destrage non fossero particolarmente cari al pubblico toscano della musica dal vivo, e avrei sbagliato. Il Cycle non era certo sold out, ma ad occhio e croce ci saranno state più di un centinaio di persone. Fascia di pubblico tra i venti e e i trenta, direi - un pubblico di millennials, senza gran concentrazione delle tribù più classiche, ma indubbiamente orientato verso il metal e cresciuto con quello andato per la maggiore negli ultimi vent'anni (chissà se la platea del club per Destruction e Nervosa, il prossimo due febbraio, sarà la stessa).
I Destrage sono preceduti da Welcome Aliens (un alt rock in italiano, con buone dosi di hip hop nel cantato) e da Human Tornado (stoner emiliano, pestano duro). Inutile dire che, quando arrivano sul palco, sono i milanesi i veri alieni della serata. Per quanto il sound dei loro album sfugga a facili etichettature, dal vivo, con l'attuale scaletta, l'impressione generale è riconducibile a quella di un gruppo mathcore.
Un chitarrista con barba hipster, l'altro con taglio di capelli alla K.Cobain, decolorati a metà, batterista alt-metal coi dread, un deathster al basso - Paolo, ne sia consapevole o meno, sta sul palco come un frontman HC. Il tutto è molto post-qualcosa (probabilmente post-post-qualcosa), come la loro musica che ha però, al di là dell'altissimo contenuto tecnico, alcune carattestiche di valore universale: impatto, identità propria, personalità - e le ultime due qualità sono merce piuttosto rara, oggi come oggi.


Nonostante l'acustica del locale non sia precisamente l'ideale, per quel che propongono, riescono a far uscire dall'impianto il loro intricato guitarwork in maniera piuttosto nitida.
 Attaccano il loro set con "Don't stare at the edge", dal loro ultimo lavoro, e vanno avanti principalmente con pezzi da "A means to no end" e "Are you kidding me? No" ("Symphony of the ego","Purania", "My green neighbor", tra le altre).
Il pubblico, per quanto parecchio fermo, dimostra il proprio apprezzamento: slamming e crowdsurfing non sono nel suo DNA, evidentemente, o comunque non li associa a questo tipo di musica.
I Destrage dopo dieci anni e dopo aver visto posizioni abbastanza alte nelle varie chart in giro per il mondo sono a questo punto, in Italia. Sembrano soddisfatti della propria attuale condizione, ma mi viene da pensare che in altri tempi la parte ascendente della loro parabola avrebbe potuto portare più in alto e più velocemente.

Ho fatto una chiaccherata con i due chitarristi Ralph Guido Salati e Matteo di Gioia (che sembrerebbero, rispettavamente, l'anima prog e quella math del gruppo) e ve la  proporrò nella trasmissione del 23.


sabato 26 novembre 2016

No More Pain - la storia dei CCM scritta da Antonio Cecchi - Venerdì 2 dicembre ore 20.30 www.garageradio.it

Alla fine ci siamo, il libro è uscito. Venerdì io e Riki avremo in studio per parlarne Antonio e Stefano Ballini,  che al libro ha contribuito con un suo ricordo dei CCM.
Stefano oggi è documentarista e custode della memoria degli eccidi nazifascisti tra Toscana e Emilia, ma ai tempi era il Mago Trippone di Trippa Shake: ha prodotto la miglior documentazione in giro su quell'epico concerto CCM -Indigesti-Negazione di quasi trent'anni fa, al Casalone, a Bologna.


La popolarità del gruppo tra le successive generazioni della scena italiana non è stata particolarmente alta, comunque senz'altro inferiore a quella di Negazione, Raw Power ed Indigesti (sono rimasti una cult band sopratutto fuori dai confini italiani), ma sia che foste presenze fisse a El Paso, o che abbiate vissuto la scena straight edge dei 90 o quella capitolina nel nuovo millennio, questa è anche storia vostra, perché i CCM erano lì quando tutto è cominciato.Questo libro è un'ottima occasione, per i più giovani, di riscoprirne la rilevanza.

Sì, di memoriali dell' hc italiano anni 80 ne sono già usciti diversi, ma questo per me ha una luce speciale, e non solo per questioni di storia personale e nostalgia. E' un documento importante.

Per spiegarne i motivi non trovo parole migliori di quelle che ho usato nell'introduzione al volume.



L'hardcore italiano è stato nel suo insieme un movimento influente e i gruppi di valore furono diversi, ma a metà anni ottanta c'erano quattro gruppi-simbolo con quattro dischi simbolo: Raw Power, con "Screams from the gutter", Indigesti, con "Osservati dall'inganno", Negazione, con "Lo spirito continua" e CCM, con "Into the void".
I quattro gruppi che arriveranno a fare un tour USA.

Cheetah Chrome Motherfuckers, o CCM: a parlare con gente più giovane di me, dal vivo o sui social, ho sentito varie espressioni - "i più feroci", "i più aggressivi", "Facevano paura". La cosa è senz'altro collegata ad una foto (Syd che si sfregia l'addome con una bottiglia rotta), e, per chi li ha visti dal vivo all'epoca, alla presenza scenica dello stesso frontman. Una cosa è sicura: ispiravano rispetto e incutevano una certa soggezione - quando Syd buttava per aria biglietti da mille lire cantando "money in my pockets" ("Crushed by the wheels of industry")  NESSUNO si chinava a raccoglierne uno, neanche il balordo più ubriaco.
E la musica, beh, in entrambe le incarnazione del gruppo era decisamente "marziana" (da cui la frase di Helena Velena, "I CCM saranno capiti solo nel duemila"). Erano forse i più feroci, ma senza dubbio finirono per essere i più progressivi, musicalmente (ascoltate "Into the void", se non lo conoscete, e verificatelo di persona).
Io li vidi per la prima volta quando ancora c'erano Dome La Muerte alla chitarra e Vipera alla batteria. e per l'ultima a quel leggendario concerto del giugno 87, assieme a Indigesti e Negazione al Casalone a Bologna, quel concerto che è così importante nel racconto di Antonio perché segna anche la fine del gruppo (nonché il culmine e l'inizio del declino dell'hc italiano).

Questo libro copre, con la storia di Antonio e la storia dei CCM, tutto l'arco ascendente della parabola dell'hardcore italiano. E non solo. Vi appaiono molti dei personaggi chiave dell'hardcore punk internazionale, ognuno ritratto vividamente nel suo rapporto, anche se breve, con chi scrive e con la band (Jello Biafra - Dead Kennedys, i Black Flag, Tim Yo di Maximumrocknroll, Al di Flipside, Harley Flanagan dei Cro Mags, tra gli altri). Antonio viaggia negli USA prima da solo e poi con i CCM in un periodo cruciale dell'hardcore punk: i Black Flag sono usciti con "My War", i DRI con "Violent Pacification", I Dead Kennedys stanno per essere colpiti dalle loro vicissitudini giudiziarie, a Washington DC sta arrivando la Revolution summer, l'eco di "Kill 'em All" dei Metallica ancora risuona ANCHE nell'underground hc e sta iniziando il crossover. E' il periodo dell'apice e dell'inizio del tramonto dei gruppi californiani, della sterzata post hc della scena di Washington DC, dell'ascesa della scena NYHC.
In queste pagine troverete tutto questo, e molto altro ancora. Una fotografia ricca e articolata di un periodo unico dell'underground mondiale.



"No More Pain" lo trovate presso GAP in via San Martino a Pisa, oppure tramite il sito di Area Pirata www.areapirata.com. La presentazione ufficiale sarà il giorno 8 Dicembre sempre presso GAP.
(Potete trovare le precedenti puntate di FERA con Antonio Cecchi qua e qua.)

sabato 19 novembre 2016

Vivere Merda - venerdì 25 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

I Vivere Merda sono in giro da un po', ma li ho sentiti per la prima volta al preview di Distruggi la Bassa di quest'anno, e hanno attirato la mia attenzione (per quel che può valere). Non solo la mia, e i maligni metteranno subito in mezzo Alessia, la loro frontwoman, ma il punto per me è altro. Andate a rileggervi quel che dice Olga degli Svetlanas riguardo alla maggioranza dei gruppi di oggi. Fondamentalmente sottoscrivo, e non mi fraintendete. Non si tratta di essere bravi o meno bravi, incazzati o meno incazzati. Si tratta di  suonare come tanti altri (cioè alla Screeching Weasel o alla Offspring o alla ... - gran nome degli anni 90 a caso - ) e, soprattutto, suonare quell'hc metallizzato che continua ad essere lo stile dominante ovunque o quasi.
Ecco, i Vivere Merda al mio orecchio sono decisamente hardcore e decisamente punk (o anarcho punk, se volete). E, nel contesto generale, questo è really refreshing.

Dicevo che non hanno attirato solo mia, di attenzione, e infatti si sono beccati la copertina dell'ultimo Tuttipazzi. " Sai che storia...", dirà qualcuno - e lasciamoglielo dire... questione di gusti, io se apro la home di Salad Days nel 99% dei casi non trovo niente che mi interessi. A ciascuno il suo.


Venerdì avrò in collegamento Gigi, il loro batterista, e parleremo ascoltando una scaletta molto inglese, molto D-Beat, molto anarchica (e chi l'avrebbe detto? :) ).

giovedì 17 novembre 2016

Loose ends - venerdì 18 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

Ovvero, si riannoda qualche filo, più varie ed eventuali.
Ribelli a Vita ha completato l'intervista  ad Olga degli Svetlanas (il podcast con l'intervista tagliata è qua ).
Olga fa due nomi di gruppi "nuovi" che secondo lei meritano.

Peggio Punx
Il primo sono gli Incudine, che nuovi sono, in quanto formati nel 2013: però hanno nelle loro file veterani della scena hc italiana provenienti da Crash Box, Real Deal, Rappresaglia e Temporal Sluts. Tra questi c'è Mox Cristadoro, che qualcuno si si ricorderà come DJ su Radio RockFM (mai abbastanza rimpianta). Su Bandcamp li trovate qua.

***

Punkadeka ha iniziato una serie di articoli a titolo "Yesterday Heroes" e a questo giro tocca nientepopodimeno che ai Peggio Punx. Meritevole di lettura. Unica nota, rispetto al programma di questa serie di articoli, è che per ora mancano i CCM (c'è sempre tempo per rimediare, visto che una ristampa integrale di tutta la loro produzione e un'altra iniziativa IMPORTANTE sono in programma prima di Natale, entrambe su Area Pirata). Nel frattempo, a proposito di CCM, se ve le foste perse potete ascoltare le puntate di FERA con Antonio Cecchi qua e qua.



Addendum del 18/11:  sciolta la riserva, il 28 di questo mese esce "No More Pain" di Antonio Cecchi, la sua storia dei CCM, da lui vissuta dall'inizio alla fine, prima come bassista e poi come chitarra. Prossimamente su questi schermi, ovvio.



***

Pochi giorni fa era il trentesimo anniversario dell'uscita di "License to Ill" dei Beastie Boys. Me lo sono riascoltato, per l'occasione. E mi sono chiesto per quale motivo questo disco non sia stato citato dai vari fantocci del nu metal tra le radici del loro sound (mentre vengono di solito citati gli Anthrax/Public Enemy di "Bring the noise"). Se qualcuno lo ha fatto, me lo sono perso (niente di che). Qualora li avessero citati si sarebbero beccati uno di quei secchi disconoscimenti di paternità che sono diventati comuni da qualche anno a questa parte, tipo questo di Tim Commerford .
Beastie Boys e Rage Against The Machine hanno qualcosa in comune: radici nella scena hc anni 80 (Zack de la Rocha era la voce degli Inside Out) , e quindi, per definizione, nessuna affinità con nu metal e simili.

mercoledì 16 novembre 2016

Franti, "Perché era lì" - da Ribelli a Vita

Visto che venerdì prossimo non so di preciso cosa succederà, riposto la recensione di Ribelli A Vita: leggere, meditare, acquistare (o fotocopiare, scaricare il pdf, come vi pare - lo dicono loro).
E' storia attuale, perché ha ancora molto da dire.


mercoledì 9 novembre 2016

Il suo danno - Keith Morris ,"My Damage" - venerdì 11 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

L'autobiografia di Keith Morris è uscita il primo di luglio, ma tra una cosa e un'altra l'ho letta solo ora.
Le reazioni di fronte a libri come questo (alla cui stesura ha collaborato Jim Ruland) possono anche essere del tipo "Nooo, ancora un altro memoriale di un protagonista dell'hc anni 80? Ma sappiamo già tutto!".
E sarebbe una reazione errata. Per quanto Rollins abbia raccontato e scritto dei Black Flag, per quanto Steven Blush si sia dilungato su di loro (ma meno sui Circle Jerks), in queste pagine riprende vita la scena punk e hc tra fine 70 e primi ottanta come mai l'avete sentita raccontare e, ovviamente, vista dalla South Bay.
La ricchezza del materiale è tale che parlarne in modo esaustivo è impossibile. Mi limito ad alcune note.

A Hermosa Beach (e in generale nella South Bay) quelli che avrebbero creato l'hc della california del sud prima del 78-79 erano regular rock and roll loonies: si erano entusiasmati per il punk che veniva da New York, ma non avevano mollato l'heavy rock, inteso in senso lato: Black Sabbath, Thin Lizzy, AC/DC, Stooges, Grateful Dead, Steppenwolf facevano parte del loro bagaglio, e alcuni, come Keith, non avevano intenzione di scaricarlo solo perché era arrivato il punk (per esempio, Keith dichiara di continuare a tenere in grande considerazione "Monster" degli Steppenwolf). Il che stride un po' con l'immagine che è stata data dai vari documentari, quella del taglio netto con il rock dei 70.

La scena di Hollywood era, a differenza di quella di South Beach, popolata da gran gruppi, alla fine dei 70 (X, Germs, Bags, Dils e via dicendo). Ma era una scena dove il dress code punk era d'obbligo - il conformismo dell'anticonformismo. Keith racconta che a Hollywood si è sempre sentito un outsider, e da tale veniva trattato, perché con capelli lunghi, jeans troppo larghi e t shirt sembrava essere stato scaricato lì da un concerto dei Grateful Dead.

Ovviamente dà la sua versione del suo abbandono dei Black Flag (credibilissima) e ammette chiaramente, sostenendo di averlo sempre fatto, che per il primo repertorio dei Circle Jerks a causa della fretta i membri del gruppo misero su i pezzi con scampoli propri che si erano portati dietro dai loro gruppi di origine (Black Flag, Fear, Angry Samoans, Red Kross). E' curioso che in questo modo sia nato uno dei classici di sempre dell'hardcore punk, cioè "Group Sex". E descrive i Black Flag (quelli del suo periodo) come la coda dell'ondata punk losangelena, mentre i Circle Jerks sarebbero stati l'avanguardia del nuovo hardcore, con un pubblico costituito non più dai punk di Hollywood ma da skaters e surfisti che diedero il via a slam dance e stage diving.

Nel suo modo dimesso alla fine Keith Morris ne viene fuori davvero come un personaggio larger than life...

domenica 23 ottobre 2016

L'altro 1986 ( ovvero NWOAHM, quella vera, seconda parte) - venerdì 4 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

Freschi di trentennale di "Reign In Blood" e con "Darkness Descends" dei Dark Angel che fa trent'anni a novembre rivolgiamo lo sguardo a quei gruppi d'oltreoceano che, tra l'escalation del thrash che arrivava su major e il dilagare dell'hair metal nel mainstream, avevano tenuto la barra del timone al centro, continuando con il puro e semplice heavy metal, quello che discendendo dalla NWOBHM continuava a contenere in se tutti i tratti che già si stavano differenziando in sottogeneri. Come già visto, non tutti i gruppi che nei primi 80 avevano cominciato a venir fuori oltreoceano avevano preso la strada delle acconciature voluminose o quella dell'ipervelocità. E alcuni di loro erano in grado di riservare qualche sorpresa, anche alla propria etichetta.
A proposito di etichette, a parte pochi gruppi passati su major, il dominio su questa materia era diviso tra Metal Blade e Shrapnel.
Il caso più eclatante furono probabilmente i Fates Warning. Il loro debutto "Night On Brocken" (1984) li aveva fatti derubricare abbastanza velocemente come "cloni dei Maiden", molto più debitori alla vergine di ferro, per esempio, del debutto dei Queensryche. Ma a dimostrazione di un certo fiuto da parte di Brian Slagel, che li aveva fatti uscire su Metal Blade, il successivo "The spectre within" (1985) aveva fatto ricredere molti. Mentre i loro ispiratori originari si consolidavano come "money machine" (definizione di Paul Di Anno), i Fates Warning si proiettavano  in territori decisamente progressivi senza perdere per strada mezzo grammo di metallo pesante (del resto i Mercyful Fate nell'83 con "Melissa" avevano dimostrato che pesantezza e approccio progressivo potevano convivere alla perfezione - aspetto quasi mai messo in evidenza, riguardo King Diamond e soci).
Per i Fates Warning l'86 è l'anno di "Awaken the guardian" e, sorpresa, con quel vinile entrano nella Billboard 200. Gran lavoro, con un lato A semplicemente leggendario. I testi dei Fates Warning diventano ancora più intricati, con un'altissima densità di metafore, e tra streghe adoratrici di Diana e celebrazioni di Morgana piazzano una dura requisitoria contro l'hair metal. Come dire, si collocano esattamente sul fronte opposto, quello dei "pirati dell'underground che viaggiano a due volte la velocità del suono", contro un sistema "cloning the heroes in hype magazines".
Il retro della cover di "Awaken the guardian"
Sempre su Metal Blade nello stesso anno escono gli Omen con "The Curse", il loro secondo album, e gli Obsession con "Scarred For Life"(anche loro, come i Fates Warning, vengono dal Connecticut e con i loro più famosi colleghi condividono le  il grafico delle copertine). Sono arrivati all'lp a quattro anni di distanza dalla loro apparizione su Metal Massacre II ("Shadow Of Steel").

Sempre l'86 è l'anno del debutto su vinile dei Crimson Glory , con l'album omonimo. Anche loro verranno inseriti nel filone progressivo, ma all'epoca sembrarono allo stesso tempo originali e debitori dei Queensryche di "Warning". Mentre il quintetto di Seattle adotta un look in linea con quello del dilagante hair metal, questi ragazzi della Florida fanno di maschere argentee (e leggermente inquietanti) il tratto distintivo del loro look (la cosa creerà loro non pochi problemi dal vivo). A distanza di trent'anni "Valhalla" e "Azrael" resistono perfettamente come scintillanti classici del genere.

I Queensryche non sono gli unici a dirigere in qualche modo verso il mainstream commerciale: nello stesso anno i Savatage subiscono le pressioni di Atlantic ed escono con "Fight for the rock", una sterzata che fa cadere le braccia a molti (ma già il primo album su major "Power of the night" mi aveva lasciato con addosso una vaga delusione, confrontandolo con "The dungeons are calling").

Sempre nell'86 esce il debutto su album dei canadesi Sword, "Metalized". Ed è forse, fin dal titolo, uno degli ultimi esempi di heavy metal classico classico, che va dall'inno alle moto di grossa cilindrata ("FTW") alle suggestioni gotiche ("Evil Spell") senza pensarci troppo, con perfetta naturalezza, disdegnando sia le complicazioni progressive che qualsiasi genere di ammicamento all'ultravelocità del thrash.
Ancora, è questo l'anno del secondo e ultimo lp dei Griffin, "Protectors of the lair", che dopo aver prodotto un grande classico minore con "Flight Of The Griffin" si fanno influenzare dallo spirito del tempo, assumendo toni speed metal. E sulla medesima etichetta dei Griffin, la Shrapnel, esce il secondo lp dei Chastain, "Ruler Of The Wasteland", con un cover abbastanza orrida, di qualità inversamente proporzionale a quanto contenuto nel vinile: ascoltate per esempio "Angel Of Mercy" - la voce di Leather Leone riesce ancora a commuovere.
Infine l'86 è l'anno di "One Foot In Hell" dei Cirith Ungol, ultima loro prova maiuscola che aggiunge più di un pezzo alla lista dei classici di questo atipico gruppo californiano ("Chaos descends"!). Ancora una volta il simbolo moorcockiano del Caos sugli scudi, il compianto Jerry Fogle e i suoi soci guidavano in un itinerario nel mondo di Elric di Melniboné, con tanto di visita a "Nadsokor", l'infame città dei mendicanti.

Ma la pressione della corrente dominante (il glam metal) e il thrash metal in crescita finiranno per rendere sempre meno rilevante il metal classico mano a mano che ci si avvicina alla fine del decennio: nell'86 questo sound inizia la parte discendente della sua parabola, e sarà una discesa molto ripida...

lunedì 17 ottobre 2016

Black Flag, trent'anni dopo: un logo, un marchio - venerdì 21 ottobre, 20.30 www.garageradio.it

Nell'estate dell'86 Henry Rollins ricevette una telefonata da Greg Ginn che gli disse :"Lascio la band". "Come lasci, è il TUO gruppo" fu la risposta. E fu la fine dei Black Flag.

Trent'anni dopo da Barneys a New York c'era in vendita un jersey nero in cotone giapponese e cashmire, alla modica cifra di 265 $. Niente di che, se non che il jersey in questione aveva sopra quel logo a barre, proprio quello lì, quello dei Black Flag. L'articolista del Wall Street Journal fa notare che poteva andare peggio, che il logo poteva pure finire su giocattoli e oggettistica varia, se un'azienda giapponese l'anno scorso non avesse ritirato la domanda di registrazione del marchio.
E qui arriviamo al punto: perché i giapponesi hanno ritirato la domanda? Forse perché l'estremo atto della brutta telenovela "Reunion dei Black Flag" è stata un'azione legale da parte di Greg Ginn contro gli altri (essenzialmente contro i Flag), che pare finirà per stabilire che il marchio "Black Flag" e il logo sono proprietà di Greg Ginn e della SST.

Quindi Greg Ginn sta facendo branding come l'ultimo dei dinosauri del metal (Iron Maiden, Kiss, Slayer, etc). E' in buona compagnia: Jerry Only lo sta facendo da tempo col teschio dei Misfits (la disputa sulla proprietà del teschio dura decenni e ancora non è risolta). Ma i Misfits non erano un gruppo "militante" come i Black Flag (a cui Steven Blush da il merito di aver creato la scena HC americana come network, se non come un unico, tramite il loro touring estensivo). Questa storia del logo dei Black Flag disturba, è un po' come se Durruti fosse sopravvissuto alla guerra di Spagna e trent'anni dopo si fosse seduto nel consiglio di amministrazione di Credit Suisse.D'altra parte se guardiamo a casa nostra e alla fine che hanno fatto molti ex Lotta Continua la cosa non pare neanche così strana. Il lungo periodo può essere micidiale per gli estremisti.

Rollins? Per quanto sul WSJ se ne esca con una dichiarazione del genere "io non c'entro nulla con sta roba", si presta per una campagnia pubblicitaria di Calvin Klein. E non sono foto, è uno spot, in cui risponde a modo suo alla domanda "Cosa hai fatto nei tuoi Calvins?".



Ovvio che ai suoi tempi non ha mai indossato capi CK, ma chissenefrega.
Rollins l'ha detto tempo fa, lui deve farsi la pensione e non si schifa di niente o quasi (l'ho visto fare una comparsata in Hawai Five O). Insomma, lui non ci vede niente di male nel passare all'incasso. Non vedo nessun motivo per usare pesi e misure diversi da quelli impiegati per giudicare i Metallica, ma, se non altro, Rollins al momento non pretende di venderci musica punk, almeno per ora (qui un buon riassunto della cosa).

In tutto questo la figura migliore la sta facendo Keith Morris, assumendo il ruolo di icona punk definitiva. E, guarda caso, chi disegnò il logo e tante copertine dei Black Flag, Raymond Pettibon, il fratello di Ginn, collabora con lui e con gli OFF! .

domenica 9 ottobre 2016

Trent'anni di Reign In Blood e qualche puntino sulle i - Venerdì 14 Ottobre ore 20.30 www.garageradio.it

Venerdì scorso correva il 30esimo anniversario dell' uscita di "Reign in Blood" e ovviamente in rete sono fioccate le celebrazioni e le rirecensioni. In alcune ho notato la consueta amnesia selettiva riguardo la componente hardcore punk delle influenze degli Slayer.
Ora, è chiaro che molte webzine e siti non hanno l'archivio di Metal Hammer UK, che va a ripescare dal numero 231 di MH un vecchio brano di articolo in cui Tom Araya racconta di come Jeff Hanneman fosse un fan di D.I. , Verbal Abuse e altri gruppi HC di Los Angeles e di come andasse in giro per negozi di dischi underground portandosi poi dietro vinili punk da far ascoltare agli altri membri della band.
Si può anche non sapere dei Pap Smear, progetto HC/crossover di Hanneman dell'84, che vedeva coinvolti Lombardo e Rocky George dei Suicidal Tendencies (e che non arrivò mai su vinile).

Jeff Hanneman con t-shirt COC,  concerto con Exodus e Suicidal Tendencies Aquapark Berkeley,  19/08/1984
Ma, al di là del materiale di archivio (e della completa ignoranza dell'inglese, verebbe da dire, perché si potrebbe fare pure un ricerca sulla rete anglofona prima di scrivere qualcosa) c'è una evidente volontà di ignorare qualcosa che era più che apertamente dichiarato nel look di Hanneman e Lombardo: le T-shirt.
Io vidi per la prima volta il teschio dei Corrosion Of Conformity sulla copertina di "Eye for an eye" (me lo fece ascoltare un mio amico punk, credo a fine 84). Lo rividi per la seconda volta su retro di "Hell Awaits", sulla maglietta che Hanneman indossa nella foto (mi rendo conto che sulla versione in CD l'immagine è poco decifrabile, ma vi garantisco che sulla copertina del vinile si vede benissimo, e sulla foto qua sopra anche meglio). E senza andar per riviste d'epoca, in rete le foto di Lombardo con t-shirt dei DRI si sprecano.
Ok, lasciamo perdere il materiale di archivio con allegati indizi iconografici. Forse, e dico forse,  "Undisputed Attitude" (che ha fatto vent'anni questa primavera) qualcosa vorrà dire. Ma mi rendo conto che in parecchi hanno rimosso questo disco.
Egregi puristi del metallo, provinciali e scarsi ad inglese, evitate di celebrare la storia con le omissioni. Se DRI, TSOL, GBH, Verbal Abuse, Dr Know, Minor Threat a voi fanno schifo, per gli Slayer erano importanti e sono importanti ascendenze sulla pietra miliare uscita trent'anni fa.

Ah, i non-Slayer di oggi hanno celebrato da par loro l'anniversario: una targa in edizione limitata, alla modica cifra di 500 $ a pezzo. Il che la dice lunga.

Nota: I Verbal Abuse non erano di LA, ma texani trapiantati a San Francisco. Araya la racconta così, ma lui del resto non si è mai veramente entusiasmato per l'HC, e Kerry King era completamente refrattario al genere.

P.S.: la probabile fonte della rimozione delle influenze HC degli Slayer è wiki italia. Ho ben presente la tipologia del contributore metal su wiki: nerd protervi e saccenti, convinti di possedere la verità (contribuiscono a wiki!). Una decina di anni fa provai a contribuire alla voce Crossover Thrash, e ogni mio contributo fu cassato con cura. La discussione col cancellatore fu futile: avendo fattogli notare che all'epoca io c'ero e lui no, l'argomento per lui non aveva peso. Un tipo che probilmente nell'85 andava avanti a biscotti plasmon sciolti nel latte del biberon insistette a spiegare a me la natura del crossover. 'Nuff said.

sabato 1 ottobre 2016

Svetlanas - Venerdì 7 Ottobre 20.30 www.garageradio.it

Gli Svetlanas: negli anni si sono giocati talmente bene la storia degli ex KGB in esilio che in giro per il mondo c'è gente che davvero li crede russi,  li ha inseriti nei bill delle serate come Svetlanas (RUS), titola aricoli "RUSSIAN HARD CORE PUNK BAND - SVETLANAS  FORMS ALIANCE WITH AMERICAN PUNKSTERS NICK OLIVERI AND BLAG DAHLIA OF THE DWARVES" e via dicendo.
Al di là dello spoof, uno può o non può aver notato negli anni la loro musica (sui social network, sul tubo etc), ma se li ha visti dal vivo (e con Olga senza una gamba scassata)  non li può dimenticare.

A giugno sono stati al Distruggi la Bassa Preview 2016, e sotto il palco c'erano diversi veterani dell'hc italiano. Tra le varie espressioni che ho sentito da questi ultimi a fine concerto ci sono state "Sono sopraffatto", "il miglior gruppo hc italiano in circolazione" e via dicendo.They're HUGE, man...

Curioso che un gruppo di questa intensità dal vivo, che ha tra le sue fila uno yankee di un certo
rilievo (Nick Oliveri, appunto - Dwarves, formazione storica dei Queen Of The Stone Age), che ha una rilevante attività live sopratutto fuori dai confini italiani (e ormai sopratutto oltreoceano,  nella migliore tradizione dell'hc italiano) non abbia ancora destato la curiosità dei vari Noisey e Rolling Stone.  Ho l'impressione che le cose potrebbero cambiare, anche se i tanti reporter da tastiera difficilmente si accorgeranno del fenomeno. Lo ripeto, gli Svetlanas vanno visti dal vivo. Se non lo avete fatto, l'evento della locandina potrebbe essere una buona occasione

Venerdì 7 io e Riki Signorini avremo in collegamento da Atlanta Olga, la frontwoman che sul palco (e anche sotto) si trasforma in una sacerdotessa invasata, posseduta dallo spirito del "fottetevi tutti!".  Dovrebbe venir fuori una trasmissione interessante.


Addendum: causa conti fatti male sul fuso orario, il collegamento è iniziato con quasi un'ora di ritardo, e nel podcast ne è stato registrato solo la metà. Quindi per chi si è perso lo streaming e per integrare la registrazione, ecco l'intervista scritta ad Olga, con domande a cura di Riki

Questa iconografia così sovietica non vi dà problemi in USA?

Assolutamente no. La guerra fredda, almeno in campo musicale, non esiste.

Avete una attività live molto intensa, per cui mi piacerebbe conoscere: La più grande band con cui avete suonato? Quella con cui vorreste avere suonato? E quella con cui suonerete?

La più grande band con cui abbiamo suonato é meglio non nominarla nemmeno perché fa cagarissimo (v. Warped tour 2015). Ma ci sono band che noi reputiamo grandissime e con le quali abbiamo suonato nel corso degli anni come Adolescents, Dwarves, Queers, Discharge, TSOL, Dickies, Negative Approach ed Antiseen.
La band con cui avremmo voluto suonare... i Beastie Boys.
Le band con cui suoneremo... beh abbiamo appena finito un tour americano con i Queers, ora abbiamo uno show con He Who Cannot Be Named, un'altro con Rikk Agnew e uno con il Punk Rock Karaoke per dirti i più imminenti.

Avete suonato e fatto Split con Dwarves ed Adolescents. Chi preferite?

É una domanda a cui non possiamo rispondere, ma non perché preferiamo una delle due band ma perché é impossibile fare una scelta. I Dwarves e gli Adolescents sono due delle band che ci hanno insegnato e segnato di più.

A me i Dwarves piacevano tantissimo, ma oggi mi sembrano un po’ addolciti, non trovi?

Se intendi musicalmente no,  non credo.
A livello di show ti rispondiamo forse. Nel senso che ora non pestandosi più a sangue sul palco i concerti durano più di 5 minuti. E sono una figata.

So che avete avuto problemi durante il tour, e che Joe Queer vi ha dato una mano a proseguire. Cosa è successo?

Abbiamo avuto qualche inconveniente con il van e Joe é stato davvero eccezionale. Ci ha portato avanti e indietro e aiutato in mille modi diversi. Insomma il suo cognome é una garanzia: King.

Vi sentite più vicini a GG Allin, a Lemmy o a Iggy Pop?  

Per strada siamo come Lemmy, sul palco come Iggy e in bagno come GG Allin.

Olga, quanto è difficile conciliare la vita familiare con tours all around the world?

Per quanto mi riguarda non ho molte difficoltà a organizzarmi. Il vero problema é quanto mi manca la mia piccola peste. Sono Olga senza un pezzo.

Come è finito Nick Oliveri a suonare con voi? E soprattutto è un membro effettivo del gruppo o solo per il tour?


Abbiamo conosciuto Nick lo scorso anno durante il nostro tour europeo con i Dwarves. Una sera, in Germania, ci ha chiesto se poteva suonare con noi un pezzo e da lì tutto é cominciato. Nick é un membro effettivo degli Svetlanas. Purtroppo non puó essere sempre in tour con noi, ma lo fa appena possibile. Abbiamo anche registrato il nuovo disco con lui lo scorso gennaio e non vediamo l'ora di averlo tra le mani.



(Nick suona con loro senza beccarsi un quattrino mentre con le altre band si fa regolarmente pagare - vedi Mondo Generator - questo ce lo aveva detto live, NdH)

Come giudicheresti lo stato del Punk oggi? In giro si vedono solo gruppi degli anni 80, che spesso oltretutto schiodano, ma poca roba nuova. Non trovi?

Ma sai, molte di quelle band degli anni '80 io sono felice che suonino oggi, anche perché é la sola maniera che ho per vedermeli dal vivo. E poi sono una grande fan. Di roba nuova io ne vedo un sacco e ci aggiungo anche un purtroppo. Intendo che buona parte delle band che suonano sono davvero inconsistenti.


martedì 27 settembre 2016

Due cose sui nuovi singoli dei Metallica

ovvero
a proposito di minoranze, identità, popolarizzazione
(perché certe cose evidentemente vanno spiegate)
Righe scritte nel trentennale della morte di Cliff Burton

Qua cito spesso spezzoni di interviste da "Metal Evolution" (Banger Film, 2011). Indipendemente da quel che si può pensare di Sam Dunn e del suo lavoro redazionale, si tratta di un'autentica miniera, in materia di heavy rock e metal. Tra i contributi "accademici" raccolti da Dunn quelli della sociologa Deena Weinstein (DePaul University) non sono esattemente imprescindibili, tranne che in un paio di occasioni. In particolare questa, riguardo ad Elvis:

"Elvis è stato i Metallica del suo tempo, Elvis portò il rock and roll fuori dalla sua piccola fan base e lo rese sicuro per il resto dell'america. Elvis vendette il rock and roll"

Come i Metallica, pari pari. I Metallica prima hanno fatto partire il thrash e poi lo hanno tramutato in qualcosa di "rassicurante", che  non preoccuperà le madri dei loro nuovi fan.
Qual'è il punto del "selling off"?  Il punto non è nei numeri di vendita. Il punto è quello che si fa per ottenerli, cioè quel che si fa per passare da un pubblico che è una comunità di affini al pubblico di massa.
La comunità di affini, chiamatela scena, chiamatela come vi pare. è una cosa che crea un forte senso di appartenenza e di identità. Una minoranza fortemente identitaria, quindi. E fiera di esserlo.
Ora, le minoranze fortemente identitarie possono anche lanciare mode che diventano fenomeni di massa, ma di solito hanno una caratteristica: sono minoritarie, quindi piccole. Pochi numeri poche vendite. Per portare fuori un sound dalla minoranza che lo ha originato e darlo in pasto alle masse (facendo bei volumi di vendite) occorre popolarizzarlo.
Non è detto che per popolarizzare (cioè rendere pop) un sound si debba evirarlo (Sub Pop lo ha dimostrato, coi gruppi di Seattle). Ma nei fatti è quel che è successo il più delle volte.

Come l'hardcore punk (anche se molto, molto meno dell'hc) il thrash metal originario non era solo musica. Era la rivolta contro il dilagare del glam metal spinto da MTV e da un music business che prendeva una "tradizione" heavy rock e la deformava in "canzonette pop per la futura casalinga americana" (Kim Thayil), "una specie di pop reinventato" (Bobby "Blitz" Ellsworth), era l'avvicinamento alle scene hc, ai temi dell'hc. Non era musica "da ascoltare", era musica per slamming e tuffi dal palco. E non aveva niente di "rassicurante". E' questo che i Metallica (e anche i Megadeth) si sono voluti lasciare alle spalle: un sistema di valori originariamente inscindibile da quella musica.  (lo hanno forse fatto anche i Green Day e gli Offspring col punk? Certo che lo hanno fatto, ma qua parliamo di Metallica)

Più che l'uscita del "Black Album" mi ricordo i suoi effetti: cominciarono ad venir fuori dischi che partivano da quel suono, proprio da quello lì. Ma c'era una palpabile differenza di attitudine rispetto ad altre mode sonore (si pensi allo stesso thrash metal). C'era il sottile passaggio tra "che figo questo sound, voglio farlo mio" e "questo sound vende, DOBBIAMO ADOTTARLO". I Metallica avevano inventato un formato commerciale di successo (ma forse in realtà lo aveva inventato Bob Rock).

Un inciso: non esiste un sound vendibile in sé. Esistono sound che i discografici ritengono vendibili. Non si contano gli esempi di band che senza cambiare una virgola del loro suono sono passate dallo status di "schifezza invendibile" alle chart. Ma una band metal non vendeva direttamente al pubblico; una band metal nella stragrande maggioranza dei casi voleva firmare con un'etichetta. E per firmare occorreva un discografico convinto. E se un discografico è convinto che un certo sound vende, la band sa che proponendo quel sound ha maggiori probabilità di firmare. Poco dopo il "Black Album" arrivò soundscan e certi processi diventarono largamente automatici. In ogni caso stiamo parlando di un sistema il cui scopo non è produrre buona musica. Il suo scopo è produrre vendite e profitti, chiaro?

Mi dicono che certe cose si capiscono meglio con una grafica appropriata, quindi provvedo:

James Hetfield e Harley Flanagan, 1986
Metallica per Brioni, 2016

La differenza tra l'immagine dell'86 e quella del 2016 non è nei trent'anni trascorsi e non è nei soldi. Non sono immagini di due mondi diversi, sono immagini di due mondi opposti. Il processo in cui si passa dal primo al secondo non è casuale, è frutto di una scelta. Farsi accompagnare da Scott Ian e Charlie Benante a vedere i Broken Bones al CBGB e farsi accompagnare dalle guardie del corpo per andare a far shopping alla boutique Armani a Milano: due opposti.

Ah, già, i due singoli  che anticipano "Hardwired to selfdestruct"... semplice: tirar fuori pezzi con un vago sapore dell'86 essendo saldamente piazzati nel proprio universo del 2016 è disonesto. ("Si, ma l'arte...." dirà qualcuno - si fotta, l'arte, risponderei io).

Se qualcuno leggendo queste righe si trovasse a pensare "Che me ne frega, quel che importa è la musica" non farebbe altro che dimostrare il danno fatto dai Metallica al thrash e al metal in generale. "Quel che importa è la musica e ave Satana" è il pensiero del consumatore perfetto di metal ai tempi in cui la musica ancora si vendeva (tranquilli, il vostro ruolo storico lo avete avuto).

venerdì 23 settembre 2016

Il quarantennale del '76 - I padri della NWOBHM - Venerdì 30 settembre, ore 20.30 garageradio.it

Le radici del metal sono spesso state oggetto di appassionate disquisizioni per ogni dove, dai libri ai documentari, dai gruppi Usenet ai social network. Inutile dire che i frequentatori della rete italiana in genere hanno perso eccellenti occasioni per tacere (o, se volete, per non postare).
Certo, in primavera su fb sono proliferate le celebrazioni del 40esimo anniversario dell'uscita di "Sad wings of destiny" dei Judas Priest. L'importanza storica del secondo album dei Priest è scontata, ma l'ambiente sonoro in cui cresceranno i gruppi e il pubblico di quel fenomeno collettivo creato ed etichettato da Sounds alla fine dei '70 come New Wave Of British Heavy Metal non è riducibile ai grandi dell'hard rock dei primi settanta più i Priest: è più articolato e vario.
Se la NWOBHM era una "nuova ondata" e se l'americana Creem nel '79 (con un tempismo pessimo come pochi) intitolava "Is Heavy Metal dead?" a cosa ci si riferiva? (Rick Johnson, "Is Heavy Metal Dead? Last Drum Solo at the Power Chord Corral," Creem 11, no. 5)

Oltreoceano la metà degli anni settanta aveva sì portato alla nascita e al debutto sul lp dei Ramones (1976), ma aveva visto anche la crescita della popolarità di un hard rock che stava cambiando pelle, sempre più spesso allontandosi dalle proprie radici blues. E' il periodo dell'apice dei Kiss ("Destroyer"), di Ted Nugent (che nel '76 è al suo secondo lp, "Free for All","Cat scratch fever" seguirà nel '77), degli Aerosmith (che hanno tirato fuori "Toys in the attic" nel 1975, il '76 è l'anno di "Rocks"). Tutta gente che farà tour inglesi negli anni seguenti (sempre a proposito di 1976, è l'anno in cui esce "2112" dei Rush.).
I Blue Oyster Cult fanno uscire nel '76 "Agents of Fortune". E' L'album che tra l'altro contiene "Don't Fear the Reaper" , che diventa immediatamente un hit radiofonico. "E.T.I." e "This Ain't the summer of love" (vent'anni dopo verrà rifatta dalle L7) sono altri classici della band contenuti in questo vinile.  La colaborazione con Michael Moorcock è ancora da venire, ma qua continuano ad avvalersi della cooperazione di Patty Smith ("Vera Gemini")
Zeppelin, Sabbath e Purple: sul fronte inglese i tre grandi dell'hard rock a metà settanta sono in fase calante. I Sabbath, che poi  negli anni hanno finito per accettare il loro ruolo di padri fondatori del metal, sparano le ultime valide cartucce della formazione originaria con "Sabotage" (1975)- per loro il '76 è l'anno di "Technical Ectasy". Blackmore ha abbandonato i Deep Purple, che nel marzo '76 tengono il loro ultimo concerto prima di chiudere bottega (fino al decennio successivo).
I membri dei Deep Purple mark II non hanno mai rifiutato una affinità col metal, ma hanno anche sempre negato una diretta paternità. Eccellente in questo senso il passo di un'intervista a Jon Lord, rilasciata poco prima che ci lasciasse:
"Ho sempre pensato che nonostante i fuochi di artifico sul palco e la potenza sonora continuavamo ad avere un piede piantato nel blues... certi dicono che noi abbiamo avviato l'heavy metal, io accetto che possiamo essere stati dei padrini, ma contesto la parentela. I padri non siamo stati noi" (Metal Evolution, Banger Films, 2011)

Ritchie Blackmore ha senz'altro influenzato il metal degli 80 più con i Rainbow che con i Purple. A maggio correva il 40esimo aniversario dell'uscita di "Rising", che fu definito nel n° 4 di Kerrang "il più grande album HM di tutti i tempi". A proposito di ex Purple, nel 1976 con "Child In Time" debutta la Ian Gillan Band, il progetto fusion-prog di Gillan che otterrà un successo assai deludente rispetto alle aspettative del suo fondatore. Però, dato che Gillan è Gillan, riuscirà comunque a contribuire alla storia dell'heavy rock anche in questa occasione. "Scarabus" (1977) ha una copertina scopiazzata da Frazetta (dall'illustrazione "Woman with scythe") e una title track che verrà riciclata in gran parte in Disturbing the priest (Black Sabbath, "Born again", 1983). La successiva incarnazione della band, semplicemente Gillan, avrà un certo ruolo ai tempi della NWOBHM (si porterà in tour i White Spirit, per esempio) e si avvicinerà alla top ten delle chart inglesi.

Frank Frazetta, "Woman with scythe"
Oltre ai Priest sono attivi alla metà del decennio altri gruppi britannici venuti alla ribalta dopo la trimurti Zeppelin-Purple-Sabbath. Per esempio i gallesi Budgie, o i glamsters Sweet (che hanno scalato le chart inglesi per l'ultima volta con "Action", singolo del '75 - i Raven ne faranno una cover inserita in un medley con "Hellraiser" sul loro primo lp "Rock until you drop", 1981).
E ci sono anche gli scozzesi Nazareth. Imbevuti di blues fino alla punta dei capelli, nel '75 hanno messo a segno il loro colpo migliore e la loro prima hit con "Hair of the dog" , primo album prodotto per loro da Manny Charlton, unicum nella loro discografia, con un suono di chitarra estremamente corposo e pesante (heavy metal, appunto) per i loro standard. I Guns'n'Roses per "Appetite for Destruction" vorranno proprio chi aveva prodotto "Hair of the dog", e incideranno una cover del brano omonimo su "The Spaghetti Incident?". Nel '76 con "Close Enough for Rock 'n' Roll" la band si piazzerà in un territorio largamente "radio friendly" (torneranno ai vecchi santi nel '77 con "Expect no mercy", altra copertina di Frazetta). I Nazareth a fine 70 erano ancora abbastanza popolari da finire nella colonna sonora di Heavy Metal, il film, nell'81). Ma torniamo agli aniversari.

Quest' anno ricorre anche il 40esimo dell'uscita di "No Heavy Petting", degli spesso dimenticati UFO (a proposito di NWOBHM, gli Heavy Pettin' - oggi oggetto di oblio generale e in gran parte giustificato-prenderanno il proprio nome da questo album).
Gli UFO anno dopo anno stanno progressivamente lasciandosi alle spalle l'impronta blues, che era ancora ben presente in "Force It" (1975). "No Heavy Petting" prosegue su questa linea. Nonostante una costante predisposizione a sfornare ballad in gran numero, in questo periodo gli UFO contribuiscono con più brani al prototipo di quel che sarà il metal successivo, e probabilmente finiranno per influenzare i nuovi gruppi inglesi tanto quanto i Priest. E la cosa vale specialmente per Michael Schenker, che col suo solismo diventa uno dei punti di riferimento imprescindibili per gli anni a seguire. Schenker è cruciale anche da un punto di vista iconografico.
Il chitarrista e il suo strumento costituiscono un'immagine forte e persistente, un'associazione indissolubile nella memoria iconografica, e questo a partire da Hendrix. Si erano impressi nell'immaginario collettivo del rock duro Hendrix, Clapton e Blackmore con le loro Stratocaster , Tony Iommi con la sua Gibson diavoletto, Jimmy Page con la sua Les Paul, Ted Nugent con la sua Gibson Byrdland semi-hollow body. E nel '74 arriva questo giovane tedesco biondo con la sua Flying V, che per parecchi anni a venire sarà associata non solo a lui ma più in generale alla NWOBHM (fino ad arrivare al thrash metal).Oggi per quel che riguarda i gruppi classici in materia di Flying V il primo nome che viene in mente è KK Downing dei Priest, ma Schenker lo precede. John Tucker nel suo "Suzie Smiled" definirà efficacemente i fan dei nuovi gruppi inglesi "The Flying V Appreciation Society", a sottolineare quanto questo strumento fosse diventato un'icona di quegli anni.
Oggi nei più la memoria degli UFO sopravvive grazie alla cover di "Doctor Doctor" fatta dagli Iron Maiden. Ma chi erano gli headliner delle tre giornate di Reading 1980? Rory Gallagher, Whitesnake e, perlappunto, UFO  (però Schenker aveva lasciato il gruppo già da un paio di anni per mettersi in proprio).

40esimo aniversario anche per dell'uscita di "Jailbreak" dei Thin Lizzy (dentro tra l'altro c'era "Boys are back in town"). Pure la memoria del gruppo di Phil Lynott è affidata ad una cover, quella (bruttina) che i Metallica fecero di "Whiskey in the jar". Eppure in materia di "twin guitars" le loro sperimentazioni non furono da meno di quelle dei Priest, anzi, proprio in questo album "Emerald"  col suo incalzante 12/8 da giga e col suo guitarwork precorre in modo impressionante certe "galoppate" dei Maiden, tanto quanto "Doctor Doctor" degli UFO (voi quante commemorazioni dei questi dischi di UFO e Thin Lizzy avete visto online? Io quasi nessuna).

Il 1976 è anche l'anno in cui gli AC/DC firmano con Atlantic e si imbarcano nel loro primo tour internazionale, comprendente Europa e UK. Il tour inglese, sponsorizzato da Sounds, fu battezzato 'Lock Up Your Daughters Summer Tour'., e gli australiani suonarano di spalla a  Black Sabbath, Aerosmith, Kiss, Styx, UFO, Blue Öyster Cult, assieme ai Cheap Trick. Fu anche l'anno in cui fecero uscire "Dirty Deeds Done Dirt Cheap". E finiranno per influenzare i Priest, i Saxon, i Def Leppard, tra gli altri.

Quasi tutti questi gruppi e specialmente quelli inglesi finiranno quattro anni più tardi per beneficiare della rinnovata popolarità di metal e hard rock causata dalla NWOBHM. 
Ma erano lì fin dall'inizio. Neal Kay mette piede per la prima volta al Bandwagon nel 75 e nel 76 inizia con le sue serate hard rock a cadenza regolare. E tutti i gruppi finora citati finiranno nelle sue scalette e poi nelle chart Heavy Metal che Kay compilerà per Sounds, tipo questa, sicuramente del 1979 (dopo l'uscita del demo dei Maiden ma prima di quella dell'EP "The Soundhouse Tapes").



domenica 18 settembre 2016

Tytus, con Mark Simohell - Venerdì 23 settembre ore 20.30 garageradio.it

Un annetto fa i Tytus, gruppo metal triestino, sono usciti con "White Lines", un ep che per me conteneva il singolo metal dell'anno (la title track). Ora sono faticosamente arrivati al loro primo album, "Rises", in uscita su CD per Sliptrick Records .
Senz'altro sono inseribili in quella che alcuni chiamano New Wawe Of Clasisc Metal, ovvero nel revival anni ottanta incentrato sui suoni NWOBHM che va avanti da un po'.
Difficile distinguersi in questo ambito, ma i Tytus ci riescono con due armi efficaci: tecnica e songwriting, riuscendo perlopiù a schivare le abbondanti trappole che oggi cone oggi chi vuole scrivere un pezzo metal si trova davanti (in primis quella del kitsch).



Venerdì avrò in collegamento Mark (chitarra), personaggio piuttosto indaffarato negli ultimi mesi: è anche da tempo chiatarra degli Eu's Arse ed è stato coinvolto come seconda chitarra nelle ultime due date della reunion Upset Noise. Sarà occasione per quattro chiacchere in libertà parlando di Tytus, tour in giro per il mondo e quant'altro.

AGGIORNAMENTO

Persistono i problemi di convivenza tra FM e streaming, dalle nostre parti. Qua ci dovrebbe essere il podcast della puntata e invece non c'è: andata solo in FM, niente streaming e niente podcast.
Mi è parso giusto ovviare con una mini intervista scritta a Mark, ricalcante all'incirca quel che ci siamo detti in trasmissione.

Vuoi farci brevemente una storia dei Tytus?

I Tytus nascono all inizio del 2014 dalla stessa formazione dei Gonzales, band rock'n'roll sulla scia di Hellacopters, Turbonegro e compagnia scandinava... dopo 10 anni abbiamo deciso di cambiare sonorità e darci di metal.. abbiamo fatto uscire subito un 7" ep "White Lines" coprodotto tra tre etichette la mia Kornalcielo, la spagnola Ghost Highway e l' americana Self Destructo... abbiamo suonato in Italia, Slovenia, Spagna e Francia ..date di supporto ai Crowbar, Valient Thorr e Castle.. tornati dal tour in Spagna abbiamo avuto un cambio di formazione.. quindi ritrovate le giuste coordinate siamo entrati in studio e registrato "Rises" che uscirà a ottobre per Sliptrick Records

Con le tue altre band in precedenza avevate suonato di spalla anche vari gruppi, alcuni dei quali poi sono diventati molto noti, mi pare 

Escludendo le ultime band in cui suono, tra Gonzales, Ohuzaru e La Piovra in questi ultimi 10/15 anni mi è capitato di suonare di supporto a band storiche come con i Gorilla Biscuits, UK Subs, Sham69, Quireboys e band "grosse" più attuali.. sicuramente avere suonato in una sorta di capanno/garage assieme ai Baroness in una delle loro prime date a Savannah negli Stati Uniti per poi dormire a casa di Laura dei Kylesa o aver suonato a Richmond in Virginia per poi finire a casa di Tony Foresta dei Municipal Waste/Iron Reagan è un bel ricordo..

Vuoi dire qualcosa su Kornalcielo, che oltre al primo ep dei Tytus ha fatto uscire anche Destroy All Gondolas, Hobos, Border Bastards?

La Kornalcielo è un etichetta nata del 2004 assieme ai Gonzales... principalmente per "autoprodurci" ..con il passare del tempo ho dato "una mano" agli amici coproducendo le loro uscite... le ultimi sono lo split Hobos/Border Bastard ( assieme alla Assurd Records), il primo 7" ep dei Destroy All Gondola, Border Bastard, The Sade...

Per la trasmissione hai scelto un brano degli Stigmathe, valido ma relativamente poco noto gruppo dell'hc italiano anni 80. Ci dici perché? 

Gli Stigmathe li ho conosciuti un paio di anni fa grazie a Gianluca degli Eu's Arse (band in cui suono) .. dovevamo suonare a Modena e sarebbe venuto Fabrizio, il loro cantante, a trovarci.. così Gianluca voleva fare assieme a lui questo pezzo.. è un pezzo che mi piace moltissimo.. bello oscuro.. e con un songwriting superiore a molte band HC dell' epoca ma più conosciute.. sicchè..

Ci racconti qualcosa della tua attività come chitarrista in Eu's Arse e Upset Noise? 

Sono entrato negli Eu's Arse nell' autunno del 2014.. Mi chiamò Stefano, non ci conoscevamo ma sapeva dei Gonzales e sapeva che facevamo la cover Growing Pain degli Upset Noise (altra band in cui suonava).. così mi chiamò... siamo entrati in sintonia già dalla prima telefonata.. Per me ritornare a suonare hardcore e con una band così non mi sembrava vero.. quindi ho detto subito di si! da quando suono con loro abbiamo fatto un bel po' di date in Italia, un tour in europa, festival in Belgio, Finlandia... suonato con i Discharge.. olè! con gli Upset Noise invece sono entrato la scorsa primavera... Stefano aveva spinto fin dal inizio per farmi entrare nella reunion ma per un po' hanno preferito suonare in 4.. purtroppo la band si è sciolta per la seconda volta e credo definitivamente un paio di mesi fa.. un peccato.. mi trovavo bene, ci si divertiva e ci si dava giù alla grande.. le ultime date sono state al Venezia Hardcore e al pre-Distruggi La Bassa a Ferrara.. due fest veramente fighi.. rimarrà un bel ricordo..

Progetti futuri per i Tytus? 

Con il disco in uscita a ottobre riprenderemo anche i live.. abbiamo una data di supporto ai Gozu (band stoner di Boston) e il giorno dopo a gli storici Pentagram.. stiamo organizzando un tour europeo per la primavera e vorremmo tornare presto in studio per registrare i nuovi pezzi che stiamo componendo ora.. sono i primi pezzi con questa line-up dato che Rises è frutto della formazione precedente.. stanno uscendo canzoni un po' più "dure" e veloci.. abbiamo tolto un po' di seventees dal sound e la cosa mi garba seppur i Thin Lizzy rimangano la mia band preferita..

Saluti e comunicazioni varie ed eventuali?

Grazie Zac ci si vede a qualche data! Se volete seguirci www.tytus.it YO

sabato 10 settembre 2016

No More Lies, con Fabrizio "Marinaio" - Venerdì 16 settembre ore 20.30 www.garageradio.it

Mi sono imbattuto nei No More Lies per puro caso, (leggere in fondo al post),  in una serata che per me doveva essere una cosa tipo qualche birra tra veterani, dove per la prima volta in vita mia mi sono ritrovato un Oi! a pennarello rosso sul dorso della mano e dove, tra l'altro, suggerito dagli headliners catalani e dalla birra, era venuto fuori il ricordo dei GRB ("Cada vez estoy mas contento de estar rodeado de seres tan perfectos").
Una serata skinhead, quindi. I tempi cambiano, del resto. Trent'anni fa bastavano skin in numero superiore a due per mettermi in allerta, oggi uno dei migliori gruppi oi! core in circolazione riesce a mettere nella strofa di un pezzo Cock Sparrer, Grim Reaper, Angelwitch, Nabat e Judas Priest (pazzesco, e in senso positivo) - ah,  Riki mi ha ricordato che ai tempi ho incrociato uno dei padri storici dell'oi! core italiano, prima che si rasasse la testa
No More Lies sono decisamente HC, ma fin dal loro debutto l'influenza Oi! core è presente in una certa misura, e non semplicemente perché il loro primo album includeva una cover dei Nabat,

 "Nessun Rimorso" (su bandcamp qua) è stata una prova a metà tra HC italiano anni ottanta e ispirazioni NY (Madball, Sick of It All) e si concludeva con una cover di "Potere nelle strade". Un nuovo lavoro era da mettere in cantiere, perché quella sera, pur essendo stato l'unico gruppo a cui il pubblico ha chiesto bis, non avevano altri brani oltre quelli che avevano proposto in scaletta.
Il nuovo "Fuori dal coro", uscito ad agosto e reperibile  su Hellnation Store, introduce nel sound del gruppo elementi D-beat/crust ed evolve in un suono meno "squadrato" e minimale rispetto al lavoro d'esordio, pur continuando a mantere tutta la potenza e l'impatto che ho sentito dal vivo, anzi, alzando il livello. "Odiati e fieri" (titolo con precedenti anche censurabili) poi è un'anthem Oi! core destinata di sicuro ad entusiasmare, dal vivo.
Di questo ed altro parleremo venerdì sera con Fabrizio, voce dei NML (ed ex frontman dei disciolti Payback).


venerdì 2 settembre 2016

Una lunga estate calda - Inizio terza stagione di FERA.venerdì 09/09/2016 ore 20.30


Chi l'avrebbe detto, iniziato senza alcuna pretesa e continuando a non averne, di pretese, FERA comincia la sua terza stagione. E se è arrivato fin qui lo deve essenzialmente a Daniele e Silvia, al secolo gli zii rock, che  non solo hanno fatto nascere garageradio.it , ma attraverso difficoltà non da poco (tra cui un trasloco non semplice e non scontato) la hanno traghettata sulle frequenze FM di Punto Radio (Cascina-PI).
E non posso non ringraziare personalmente Antonio Dovico (Note al Vento), che con la sua generosità ha offerto ospitalità alla radio quando si è trovata in difficoltà (noi sappiamo a causa di chi e per quali motivi).
Quindi ora per quel che riguarda lo streaming non cambia niente, ma le trasmissioni in diretta di garageradio.it, compreso FERA, andranno anche in  FM su Punto Radio (91.1-91.6 MHz, copre buona parte della costa delle province di PI e LI). Per il sottoscritto vuol dire tornare in FM dopo 30 anni precisi...
Dopo qualche ovvia complicazione nel definirlo, l'orario cambia, 20.30-21.30. chiaramente per quel che riguarda il podcast nulla cambia.

E' stata un'estate densa di eventi, per quel che riguarda gli orizzonti di questo blog e di questo programma radio.
I Metallica sono usciti con un singolo apripista del nuovo lavoro, e in tanti si sono messi a gridare al miracolo per il ritorno alle origini. E' una cosuccia mediocre e banalotta, e sull'onestà dell'operazione neanche mi metto a discutere (forse quello più in buona fede è Kirk Hammet, ma vai a sapere). Poi ci sarebbe il testo, che potrebbe essere estratto da Ride The Lightning o Master Of Puppets: "We are so fucked/ Shit Outta Luck/Hardwired to selfdestruct". Solo che all'epoca veniva da pensare che Hetfield avesse messo insieme le parole dopo essersi ascoltato cinque volte di fila Hear Nothing See Nothing Say Nothing. Oggi te lo immagini a cercare lo spirito dei primi LP, magari depresso  dopo aver preso una sòla con l'ultimo fondo di investimeto che ha sottoscritto, guardare il risultato soddisfatto e poi uscire dallo studio di registrazione per fiondarsi al golf club. Era più credibile quell'idiota di Cronos quando nell'ultimo Venom cantava "We're the long haired punks" (scroscio di risate in sottofondo).
All'incirca in contemporanea anche i Sodom hanno fatto uscire un singolo in vista del nuovo album, e il tutto è sembrato estremamente più autentico.
Dave Lombardo è passato ai Suicidal Tendencies, dichiarando il suo rispetto per "Mike Muir's institution" (notare il gioco di parole), e anche qua nuovo singolo con lui ai tamburi, davvero niente male.
E il buon Dave sarà alla batteria pure nella reunion dei Misftis orginali con Glenn Danzig.
I Testament si sono fatti tre date italiane (una qui) nel loro tour estivo, dimostrandosi in gran spolvero, e hanno annunciato un nuovo lp in autunno. Staremo a vedere che ne uscirà.
Anche gli Exodus hanno fatto date in Italia, ma senza Gary Holt, occupato con gli Slayer.  E pare che proprio non sia la stessa cosa (che senso hanno Exouds senza Holt? Ah, giusto, lo stesso senso di Slayer senza Hanneman e Lombardo).
Il Discharge hanno suonato a ingresso gratuito a Festareggio, a Campovolo. Gentilmente offerti dal PD, quindi. Anche se erano ad una festa de l'Unità mi spiace essermeli persi. End Of Days è stato un grande, grande ritorno per i padri del D-Beat.


Il concerto più pazzesco a cui ho partecipato è stato quello degli Adolescents a Campi Bisenzio, quello che mi ha più toccato i Voivod a La Spezia. Notevoli davvero anche le due date di Distruggi La Bassa a cui sono andato (qua e qua).
A questo proposito, gli Upset Noise si sono sciolti dopo una reunion durata un'anno, ed è un vero peccato  (la loro riunione era stata annunciata proprio qua). (anche i Weekend Nachos si sono sciolti, dopo l'uscita del loro album finale, Apology, bel lavoro in cui rallentano un minimo e qua e là si avvicinano al sound dei Trash Talk)
Ah, dimenticavo, i Descendents hanno sfornato un nuovo album, e come si fa a non AMARE Milo e soci (e  a non ricordare che i Green Day non hanno inventato NULLA)?

Questa stagione di FERA parte con una buona quantità di contenuti già fissati: ancora pezzi di storia dell'hc in italia, heavy rock e fumetto, band che si stanno facendo notare e non soltanto entro i confini nazionali. Quindi rimanete sintonizzati, o perlomeno non perdetevi i podcast.

La scaletta: un riassunto degli eventi estivi e dintorni.

lunedì 22 agosto 2016

Voivod @Spazio Boss, La Spezia, 21 Agosto

E alla fine riesco a vedermi i Voivod, e rimpiango di non averli visti 30 anni fa. Non fraintedetemi, gran concerto. Ma, al solito, andiamo per ordine.
Spazio Boss è una struttura collocata nel Parco Salvador Allende a La Spezia, l'ampia striscia di giardini pubblici che costeggia il fronte del porto e il lungomare. Lo spazio all'aperto è perfetto per i concerti estivi. La logistica del parcheggio, per chi viene da fuori, è leggermente complicata, perché di fatto siamo ai margini del centro città.
Arrivando in loco, noto che i Voivod non hanno stage. Solo uno striscione col logo della band, quello classico di "Killing technology" (la stripped down hc attitude...). L'affluenza è buona, e curiosamente ci sono una gran quantità di t-shirt Voivod, tra i presenti. Evidentemente il gruppo ha una certa fanbase, nel centro-nordest italiano. Platea con distribuzione dell'età spostata verso i 40, direi. Come sempre più spesso succede, qualche ex thrasher si è portato dietro figlio o figlia.
In attesa dei Septem, che apriranno, incrocio Away dalle parti del bar. Ha la sua t-shirt Doom d'ordinanza.
Quando i Septem iniziano mi fanno un'ottima impressione. Tutti i pezzi sono al posto giusto, sono decisamente un bel gruppo, nota di merito specialmente per il frontman, ottima voce, e le chitarre. Ma... purtroppo manca loro quel che manca oggi al 99% dei gruppi metal: brani realmente efficaci.  Il loro songwriting risulta decisamente scolastico.  Il pubblico comunque reagisce molto bene al loro sound, un misto di speed-thrash e metal più classico, vocals stile Queensryche con inserti quasi growl a carico di uno dei due chitarristi. Decisamente bravi a scaldare il pubblico, col frontman che invita ripetutamente la platea a salutare i Voivod.

Quando Away e soci salgono sul palco, attaccano nientemeno che con "Ripping Headaches" (Rrroooaaarrr, 1986). La band appare in forma incredibile, con "the new guy", Rocky, al basso, perfettamente integrato. Mongrain sui brani vecchi replica gli assoli di Piggy, o giù di lì. Away alla batteria è un treno inarrestabile. Snake un frontman perfetto.
Chewy
E iniziano a scorrere i brani, presi perlopù dai lavori anni ottanta.  Tra un brano e l'altro il pubblico scandisce "Voivod, Voivod". Snake dice che stasera ci offriranno alcune sorprese e annuncia "Order of the Black Guard". Il pubblico esulta, e parte un pit che però si estingue velocemente. Sarà così per tutta la serata, sui pezzi classici, come "Killing Technology", che provoca un'altra gran vampata di entusiasmo. Snake dice che la band ha anche un "funny side", e parte "The Prow". Sentita dal vivo è veramente un pezzo post HC, molto più che nella versione di studio. Qualcuno dal pubblico chiede "Tornado", e Snake risponde "Vedo che qui siete per la vecchia scuola, ma noi continuiamo a fare dischi e dischi da anni" e attaccano "Post Society". Dopo un'immensa versione live di "The Unknown Knows" ci si avvia verso la parte finale del concerto. Viene proposto un brano nuovo, "We Are Connected", uscito sia sull'EP "Post Society" che su un 7' split con At The Gates. Snake trova il modo per ringraziare i Septem, e il suo definirli "ottimo gruppo, specie le chitarre, gran voce" non sembra una semplice espressione di cortesia. Poi dice che ora è arrivato il momento di gridarlo ancora e insieme, il nome della band. E arriva il tritono che apre il primo brano di "War And Pain", "Voivod". Questa volta la fiammata di pogo è più intensa delle altre, sul serio. Sentita dal vivo è davvero un pezzo D-Beat, specie per la batteria di Away. Snake chiede al pubblico di ricordare assieme a lui lo scomparso Piggy, e la platea scandisce il suo nome. E' al chitarrista venuto meno nel 2005 che è dedicata la loro classica cover di "Astronomy Domine" dei Pink Floyd. Snake su questo brano non riesce a dissimulare la commozione. Quando sulle sue note finali saluta il pubblico ha una lacrima che gli riga il volto.
Gran concerto per un gruppo in forma perfetta. Essere il chitarrista dei Voivod non è facile, ma Mongrain ci riesce benissimo, veramente degno erede di Denis D'Amour. L'unico rimpianto che ho è di non averli visti anche trent'anni fa, nel loro periodo d'oro.


"Stairway scare and death rules there
Lime and limpid green
The sound surrounds the icy waters underground."